Ho vissuto un’esperienza che mi ha fatto riflettere e vorrei condividerla, perché credo possa fornire utili spunti di riflessione sulla crescita personale e sulla comunicazione efficace.
La vicenda
Qualche giorno fa parlavo di un progetto per un nuovo servizio di ricerca e consulenza, con una persona insieme alla quale lo stiamo architettando. Dopo un forte entusiasmo iniziale da parte sua, improvvisamente il suo interesse, e la sua fiducia si raffreddano.
Ci può stare, certo, un nuovo progetto è sempre una sorta di scommessa, per quanto preparata e organizzata.
Senza la fiducia da cui poi derivano l’impegno e la pazienza nel portarlo avanti fino al momento del riscontro tra obiettivi e risultati è meglio non partire proprio.
Per cui non volevo insistere con lui sul fatto che fosse realizzabile o sul perché della sua mancanza di fiducia nel progetto, ma avevo deciso di pormi come un esploratore, per capire come mai avesse cambiato idea e condividere con lui il fatto che non partire con il progetto, a seguito di quella riflessione ulteriore che aveva fatto emergere la sua sensazione di sfiducia rispetto alla realizzabilità del progetto, era comunque un risultato positivo.
Durante questa conversazione lui mi ha portato diversi argomenti, molto soggettivi, sulla difficoltà estrema di poter realizzare il progetto, mi ha esposto le sue sensazioni negative, mentre io fondamentalmente gli facevo domande o gli rimandavo le sue sensazioni. arriviamo alla conclusione che era meglio aver approfondito e quindi non partire che partire senza essere convinti di potercela fare.
Dopo poche ore, mi scrive che ha avuto un click rispetto al progetto e che sta lavorando ad un piano d’azione.
Rimango sorpreso. Mi arriva il documento, lo leggo e mi sembra buono, soprattutto mi sembra un miglioramento e dettaglio di quelle considerazioni che da mesi stavamo facendo su quell’idea di nuovo servizio.
Gli chiedo cosa è successo… E lui mi risponde che una domanda in particolare gli ha fatto scattare il click, il cambio di prospettiva da cui poi era nata la convinzione di possibilità di riuscita del progetto ed il piano d’azione.
La riflessione
La domanda era. “Rispetto a quello che hai già fatto per l’organizzazione X, cosa pensi che possa essere utile ad altre organizzazioni simili?” ed il punto chiave, secondo lui, era stato il concetto di “utile”, da cui era scattata la fiducia della fattibilità del progetto perché, nonostante le difficoltà, incertezze e ipotetici limiti finanziari, aveva una forte utilità potenziale.
Da una domanda esplorativa può nascere tanto.
Credo che la tecnica con cui viene costruita sia importante. La fiducia in noi stessi e nella persona a cui viene rivolta, ancor di più.
Per saperne di più sulle domande potenti potete leggere qui
Per approfondire lo sviluppo della fiducia, un paio di spunti: rispetto al contesto organizzativo e alle relazioni in generale
Ad Meliora!
Paolo Vallarano